ARGOMENTI TRATTATI
1. [Anello culturale / Centralità urbane]
2. [Rigenerazione urbana / Strategie immobiliari]
3. [Medicina territoriale / Architettura sanitaria]
4. [Mobilità urbana / Infrastrutture leggere]
5. [Spazio e dati / Architettura predittiva]
6. [Sostenibilità / Economie rigenerative]
7. [Policentrismo / Mobilità lavoro-diurna]
8. [Partecipazione civica / Architettura come processo]
9. [Misurabilità / Best practice]
10. [Turismo differenziato / Valorizzazione immateriale]
L'architettura diventa dispositivo di rigenerazione urbana capace di trasformare vuoti funzionali in nuove centralità civiche, integrando dati socio-demografici, flussi di mobilità e vocazioni territoriali per generare spazi adattivi e inclusivi.
Dalla riconversione degli edifici direzionali sottoutilizzati alla creazione di presidi civici integrati lungo l'anello ferroviario, ogni intervento mira a redistribuire valore economico e sociale attraverso morfologie modulari, sostenibili e partecipative.
Un'architettura predittiva e processuale che non solo risponde ai bisogni attuali ma anticipa le trasformazioni future, costruendo una rete policentrica di spazi pubblici narranti dove memoria, innovazione e comunità convergono in una visione organica della Capitale.
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Come può un sistema architettonico modulare e replicabile contribuire alla costruzione dell’anello culturale, innescando nuovi dispositivi civici nei vuoti funzionali tra le centralità urbane a macchia di leopardo?
Integra topos, centralità deboli e riuso degli spazi ibridi come forma di architettura sociale distribuita.
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In che modo la riconversione selettiva degli edifici direzionali sottoutilizzati, calibrata su dati di domanda/servizio e previsioni di flusso urbano, può attivare un effetto moltiplicatore tra rigenerazione architettonica, inclusione e attrattività per investitori soft e zero profit?
Lega dati immobiliari e trend di investimento alla sostenibilità architettonica degli interventi.
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Quale tipologia architettonica può rappresentare un “presidio civico integrato” capace di ospitare servizi medici territoriali, funzioni pubbliche e spazi collettivi in modo scalabile, connesso e flessibile all’interno della rete urbana?
Riflette sulla crisi della rete ospedaliera e sul ruolo del Policlinico come nodo urbano da ripensare a rete.
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Come possono architetture mobili, leggere o temporanee ridisegnare l’accessibilità dei nodi urbani più congestionati (es. lungo l’anello ferroviario), integrando il sistema di trasporto pubblico con luoghi di attesa attivi, informativi e relazionali?
Va oltre il semplice nodo intermodale e interroga il ruolo dello spazio architettonico nei flussi.
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Come può la progettazione architettonica integrare le dimensioni socio-demografiche, i dati sul reddito, la mobilità e le disuguaglianze urbane per prefigurare morfologie adattive a bisogni in evoluzione, anche tramite strumenti digitali di prefigurazione urbana?
Introduce il concetto di "data-driven space design" con interfaccia digitale (app, blockchain).
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Quali condizioni morfologiche e tipologiche devono avere gli interventi rigenerativi per generare valore economico distribuito nel tempo, secondo logiche di economia circolare e sostenibilità finanziaria in contesti a bassa pressione immobiliare?
Collega economia, architettura e ciclo di vita di un’area “non centrale”.
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Quali strategie architettoniche e logistiche possono ridurre la pressione sul centro città redistribuendo i flussi casa-lavoro verso nuove centralità urbane, attraverso l’inserimento di micro-poli funzionali connessi ai dati reali di spostamento diurno?
Risponde alla domanda: dove “decentrare” e come renderlo attraente?
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In che modo l’architettura può costruire dispositivi fisici e simbolici che abilitino nuove forme di partecipazione pubblica nei processi trasformativi, integrando comunità locali e narrazioni etnografiche nel disegno dello spazio?
Concreto: spazi temporanei, mobili, effimeri, ma radicati. E non banali.
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Quali indicatori architettonici (modularità, flessibilità d’uso, mix funzionale, durata) possono essere adottati per misurare l’impatto sociale di un intervento urbano e confrontarlo con best practice in contesti con analoghe criticità?
Utile nella fase 2 per definire KPI interni al progetto. Prevede una logica di benchmarking attivo.
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Come può l’architettura trasformare le “memorie latenti” di luoghi fuori dal circuito turistico in spazi pubblici narranti e fruibili, valorizzando storie locali, resti archeologici e usi marginali attraverso forme minime di intervento fisico e narrativo?
Una forma di architettura "leggera" ma strategica per riscrivere l’attrattività della città.
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