ARGOMENTI TRATTATI
1. [Paesaggio come dispositivo di coesione urbana]
2. [Reinterpretare l’anello culturale come sistema ambientale]
3. [Paesaggi della salute e infrastrutture verdi integrate]
4. [Isole di calore e paesaggio adattivo]
5. [Infrastruttura fluviale e riattivazione del Tevere]
6. [Paesaggio e rigenerazione dei margini urbani]
7. [Rete degli spazi aperti e mobilità dolce]
8. [Paesaggio delle transizioni e luoghi di crisi]
9. [Misurabilità e impatti sistemici del progetto paesaggistico
10. [Patrimonio diffuso e paesaggio culturale integrato]
Il progetto di paesaggio diventa infrastruttura relazionale capace di ricucire la frammentazione urbana tra centro e periferie, reinterpretando l'anello culturale come rete ecologica connettiva che integra spazi verdi, parchi della salute, patrimonio archeologico diffuso e mobilità dolce in una sequenza continua e terapeutica che affronta strutturalmente le isole di calore e migliora il microclima urbano.
Dal Tevere trasformato da barriera a spazio connettivo ambientale e culturale, ai margini urbani rigenerati come luoghi di sperimentazione ecologica e produttiva, ogni intervento paesaggistico trasforma aree in crisi in dispositivi generativi che riattivano valore spaziale e sociale attraverso soluzioni climaticamente resilienti e site-specific.
Una rete di spazi aperti misurabile negli impatti sistemici (CO₂ assorbita, benessere termico, accessibilità sociale) supporta scenari di sostenibilità a lungo termine, dove il paesaggio assume un ruolo attivo nel metabolizzare l'incompiuto urbano e rendere accessibile il patrimonio storico minore, creando una nuova infrastruttura ecologica e pedonale che genera centralità sociali e continuità ecosistemica.
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In che modo la progettazione paesaggistica può essere utilizzata come strumento di ricucitura tra aree urbane disconnesse, superando la frammentazione fisica e sociale tra centro, margini e periferie della città?
Il paesaggio è qui inteso come infrastruttura relazionale capace di generare connessione visiva, percettiva e funzionale, rafforzando la continuità urbana e sociale. -
Come può l’anello culturale essere reinterpretato in chiave paesaggistica come rete ecologica, culturale e sociale, in grado di riconnettere spazi verdi, spazi pubblici e polarità urbane in una sequenza attiva e fruibile?
Supera la logica infrastrutturale per creare una struttura narrativa-territoriale che integra ambiente, memoria e mobilità dolce.
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Quali criteri paesaggistici possono guidare la progettazione di una rete metropolitana dei “parchi della salute”, intesa come infrastruttura verde accessibile, terapeutica e connessa ai bisogni psicosociali e sanitari della popolazione?
Un approccio che incrocia ecologia urbana, inclusività e benessere, trasformando il verde pubblico in presidio territoriale di cura. -
Come può il progetto di paesaggio affrontare in modo strutturale il fenomeno delle isole di calore, proponendo soluzioni climaticamente resilienti e site-specific che migliorino il microclima urbano?
Le soluzioni includono pavimentazioni permeabili, forestazione urbana, ombreggiamenti strategici e gestione passiva dell’acqua. -
In che modo il paesaggio può guidare la trasformazione del sistema Tevere da barriera infrastrutturale a spazio connettivo, ambientale e culturale, capace di riattivare nuove centralità e usi sostenibili?
Il fiume come asse ecologico e paesaggistico deve integrarsi con i quartieri, le reti lente e le nuove economie urbane. -
Quali strategie paesaggistiche possono trasformare i margini urbani in luoghi attivi di sperimentazione ecologica e sociale, capaci di accogliere funzioni produttive, agricole o culturali?
Il paesaggio qui assume un ruolo generativo, ibrido tra natura e cultura, oltre l’estetica: produttivo, abitabile, integrato. -
Come può una rete di spazi aperti – piazze, giardini, parchi, margini – diventare la nuova infrastruttura ecologica e pedonale della città, capace di supportare mobilità dolce, continuità ecosistemica e nuove centralità sociali?
Serve una lettura trasversale e multiscalare, connettendo scala urbana, metropolitana e di quartiere. -
In che modo il progetto di paesaggio può affrontare aree in crisi – ex industriali, degradate, abbandonate – trasformandole in dispositivi ecologici, culturali e produttivi che riattivano valore spaziale e sociale?
Si propone un modello rigenerativo dove il paesaggio assorbe e metabolizza l’incompiuto, trasformandolo in risorsa. -
Come può la progettazione del paesaggio integrare indicatori misurabili (CO₂ assorbita, benessere termico, accessibilità sociale) per supportare scenari strategici di sostenibilità urbana a lungo termine?
Serve un approccio evidence-based che metta il progetto in relazione con metriche ambientali, sociali e sanitarie. -
Come valorizzare il patrimonio storico e archeologico minore, diffuso e interstiziale, attraverso una progettazione paesaggistica capace di renderlo accessibile, leggibile e parte attiva del quotidiano urbano?
L’approccio paesaggistico agisce sulla soglia tra memoria e uso, rendendo visibile e fruibile ciò che oggi è separato o dimenticato.
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